domenica 15 gennaio 2012

Recensione ad " INGRATI La sindrome rancorosa del beneficato" di M.Rita Parsi



Ho conosciuto la signora M.Rita Parsi, docente, psicoterapeuta e scrittrice ad una cena con conferenza intorno al mondo dell'adolescenza.
Mi ha colpito molto la sua presenza fisica, dolce e volitiva insieme, insomma una donna di carattere, supportata anche da esperienza e studi.
Ho potuto discutere anche di Dorotea De Spirito e dei suoi romanzi, dei progetti che aveva lei stessa in campo. Insomma una donna affascinante.
Ho comprato questo libro, che è un saggio e non un romanzo, perchè mi sono ritrovata, facendo il bilancio di fine anno, a pensare a quante persone avevo incoraggiato, aiutato, fatto emergere, spinto ad amare senza remore, consolato, ecc...senza trovarmi neanche un sms sul telefonino a Natale. O Capodanno.
Sono stata quindi spinta dal titolo, e poi leggendo ho scoperto una donna profonda e vera, non accademica, umana e sofferente che prima di tutto ci pone le sue esperienze e poi ci fa superare lo sbigottimento di fronte all'ingratitudine.
Mi riservo pertanto di leggerla come scrittrice per le bellissime frasi che usa per descrivere gli stati d'animo.
Tornando a "Ingrati" devo dire che trovo il libro istruttivo.
La sindrome rancorosa del beneficiato è l'eccellenza dell'ingratitudine.Comune a molti , senza peraltro che gli stessi se ne rendano conto. O peggio abbiano la capacità decisionale, la forza d'animo, l'umiltà,il coraggio e l'onestà intellettuale ed etica di prenderne atto. Spesso covata inconsapevolmente, ma anche coscientemente è un rancore muto e sordo che cresce dentro, alimentato anche dall'invidia, che qualcuno abbia avuto le capacità di aiutare, e abbia messo l'altro in "debito di riconoscenza". A questo punto il beneficiato tende, magari dopo una iniziale piccola gratitudine , a sminuire e dimenticare il beneficio, a cancellarlo, e addirittura a voler danneggiare il benefattore.
Queste pagine aiutano sia il Benefattore a non aspettarsi niente, ma solo a donare e il Beneficiato a riconoscere il dono senza astio. Ci ritroviamo, spesso , infatti nella vita a scambiarci i ruoli e dovremmo accettare le conseguenze. Alla fine la Parsi ci lascia un messaggio duro ma realistico. Fare il Benefattore solo se sarai pronto a riceverne le conseguenze anche di ingratitudine, non aspettandoti niente; esperienza  che comunque  rafforza, perchè di grati, coscienti e sereni , se ne incontreranno pochi. Imparere quindi a fare bene del Bene, e a riceverlo.
Molto carino l'esempio alla fine dell'intervista, quando il giornalista chiede se il libro servirà a farci comprendere sia da soggetti benefattori che beneficati, la nostra condizione e l' insoddisfazione al fine di condurci ad una presa di coscienza; lei porta un esempio : mentre tutti gli animali dell'Arca ringraziavano Noè per averli salvati, il pesce se ne andò dicendo, come nella poesia di Spaziani, " non devo nulla a Noè" . Come a dire: forse vi sarà servito, forse no, però mi auguro che almeno abbiate trovato interessante il percorso.  Io credo proprio di sì!

giovedì 5 gennaio 2012

Crostini per la befana, e non solo!

Eccoci finalmente arrivate alla serata in cui dobbiamo prendere le scope e viaggiare. Avremmo preferito una seratina a lume di candela con qualche bel ragazzone in attesa di calze e reggicalze, ma va bene lo stesso.
Cuciniamo questi crostini energetici per volare nella notte, al freddo.

Occorre tagliare a fette una frusta di pane, e spalmarle di un impasto di 100g di stracchino e due salsicce fresche e salvia  sminuzzata; disporle sopra una teglia  poco oliata e infornare a 180° fino a che si rosolerà il pane e la salsiccia sarà cotta. In genere 10 minuti, meglio se in  forno con grill acceso, ma mai troppo vicini alla resistenza altrimenti bruciano e tocca spedirle all'inferno!

A proposito di Inferno e Paradiso ecco una barzelletta culinaria:

Un bel giorno un'anima buona e pia che stazionava in Paradiso chiese a san Pietro come mai dall'Inferno arrivassero tutti i giorni profumini d'arrosto, lasagne, dolci, e invece in Paradiso non si mangiava altro che qualche mozzarella o scatolette di tonno.
San Pietro lo guardò e gli rispose:
" Senti un po', mica penserai che mi metta a cucinare per noi due soli?!"