martedì 31 dicembre 2013

BUON 2014 !

Ti dono un cristallo per un sorriso,
 adorno di luce il tuo bel viso,
 ti auguro un anno dolce e sereno, 
di grandi successi e amore, ripieno.
 Buon 2014!

martedì 17 dicembre 2013

Ricordi di Giocattoli


Giocattoli dimenticati, oppure sempre amati. Ricordi di momenti speciali, storie trasfigurate dalla fantasia. 24 autori si sono confrontati con la loro infanzia e il gioco. Un libro che accomuna alcune generazioni, reso prezioso dall'intervista a Luciano Dreoni, titolare di uno dei 14 negozi di giocattoli più suggestivi del mondo e il contributo di Assogiocattoli, con il decalogo per il diritto del bambino al gioco sicuro.

10 euro
Per volere di tutti gli autori 
la somma raccolta andrà all'associazione Veronica Sacchi
 che allevia la permanenza in ospedale dei piccolo pazienti oncologici.
 Richiedetelo, a fedegnomo@gmail.com. 


sabato 30 novembre 2013

Home Sweet Gnome: albero di Natale decorativo con fiocchi di recupero, biscotti, cartoline ecc...




Oggi un lavoretto di Natale!
 Prendete dei bastoncini di misura degradante, potete anche dipingerli di bianco, oro o argento, ma sono belli naturali, tagliate uno spago  almeno tre volte l'albero che volete realizzare, fissate un chiodo alla parete, fateci passare il filo e legate le due estremità al bastone più lungo, ecco il triangolo da decorare, ora dovrete fissare gli altri bastoncini degradanti, aiutandovi con nastri, mollette decorate ecc...( anche del nastro adesivo, che poi coprirete se siete imbranate come me) e infine abbellirlo con nastri di stoffa, coccarde di pacchi, fiocchi, anche di recupero, o biglietti di Natale, biscotti e pupazzi, molto divertente da fare con i bambini!

lunedì 18 novembre 2013

IN CUCINA CON LO SCRITTORE: Luca Tom Bilotta, Biografia Arancio Sangue.


Interviste culinarie di Federica Gnomo Twins

Ricominciamo con le interviste in cucina, che tanto piacciono ai lettori. Stavolta non abbiamo un grande cuoco, ma probabilmente un bravo scrittore a cui piace mangiare. Peccato che assomigli a un grande chef!
Indovinate chi? Sarà lui in incognito?


Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Luca Tom Bilotta  di “Biografia Arancio Sangue”, thriller vincitore del premio internazionale “I Nuovi Autori 2013”  per averci aperto la porta della sua cucina. Il suo primo thriller, prossimo alla pubblicazione per dicembre 2013/gennaio 2014 con una nuova casa editrice il cui nome è ancora top secret per scaramanzia (ma già on-line in edizione limitata e non ancora editata, per la vittoria del concorso citato in precedenza link: http://lucatombilotta.me/compralo-subito/), si può definire “un libro nel libro”. Il racconto di un giovane giornalista italo-canadese incaricato di realizzare una biografia su commissione, che lo porterà a scoprire complotti farmaceutici ed intrighi internazionali legati alla guerra in Vietnam con il prodotto defogliante “Agente Arancio”. Ovviamente senza dimenticare i numerosi morti sparsi fra Milano e San Francisco, cinque omicidi che dovrà risolvere per salvarsi la vita. Una vera corsa contro il tempo, dal finale decisamente particolare.

La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
“Assolutamente sì, del resto a chi non piace mangiare bene. Personalmente sono un cultore del cibo in generale, ma non amo particolarmente cucinare. Diciamo che ho altre doti, non quelle degli chef…”.

Lo fa per dovere o per piacere?
“Cucino per piacere, o meglio cerco d’imparare a farlo per diventare un provetto cuoco in compagnia. Per adesso, però, sono davvero scarso!”

Invita amici o è più spesso invitato?
“Ovviamente più invitato, ma in futuro saprò sdebitarmi. Lo dico sempre ai miei amici, credo che oramai abbiano perso la speranza”.

Ha mai conquistato amici o una donna cucinando?
“Sinceramente no, ma conto di poterlo fare a breve. Per adesso mi sono limitato ad invitare a cena in un buon ristorante, per conquistare la simpatia di amici o l’interesse di una donna”.

Vivrebbe con  una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
“Se c’è amore c’è speranza, pure in cucina”.

Quando ha scoperto questa sua passione?
“Per il mangiare bene fin da piccolo, con gli omogeneizzati e i biscotti Plasmon. Crescendo mi sono evoluto anche nel palato, ovviamente, mentre per la cucina - nel senso di cucinare - da pochissimo: diciamo da qualche mese a questa parte, grazie ad un amico che mi ha fatto capire quanto sia bello cucinare per le persone in compagnia”.

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
“I pranzi domenicali dalla nonna materna, una goduria. Da lì ho capito le mie reali intenzioni a tavola: essere onnivoro!”

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
“Spaghetti allo scoglio, mentre odio le barbabietole lesse”.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
“Ovviamente il porpora delle barbabietole”.

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
“Il caffè pomeridiano, di solito verso le 16.30. Spezza la creatività, ma permette di riflettere sui passaggi scritti precedentemente”.

Scrive mai in cucina?
“A volte sì, sviluppa la creatività per alcune fasi della narrazione. Ma solo poche volte devo essere sincero”.

Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
“Solitamente nel mio studio, in casa. Considerando che scrivo per professione, cerco di condurre una vita regolare. Quindi gli orari sono simili a quelli d’ufficio, ovvero mattina e pomeriggio. Ovviamente se non ho altri impegni come interviste, eventi o altro. In quel caso scrivo anche di notte. L’importante è scrivere sempre, almeno qualche pagina al giorno per non perdere il ritmo”.

 Quindi, come tutti i veri scrittori, si impone una certa disciplina. Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
“Assolutamente no. Anche perché cucinare un piatto di pasta è molto più veloce che infornare nel microonde un surgelato”.

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
“Sempre salato. Direi un pezzo di focaccia ligure, ma anche un piatto di spaghetti come dicevo prima…”.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
“Sinceramente? Il mio primo incontro letterario - come ghostwriter - si è svolto a pranzo, in un ristorante di classe. Mi ricordo la frittura di pesce: esagerata dalla bontà, come nelle dimensioni dei calamari. Giganti, quasi mi strozzavo!”.

Lei è uno scrittore di gialli/thriller quando esce a cena con gli amici che tipo di locale preferisce? E quando esce con la sua compagna?
“Con gli amici o con la compagna la risposta è univoca: principalmente sushi. Anche se un po’ di pesce cucinato alla Mediterranea ogni tanto non guasta, un bel piatto di spaghetti allo scoglio ad esempio… Giusto per non essere ripetitivi!”

Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
“Beh, in questo caso la prima cosa da ordinare è una buona bottiglia di vino! Champagne o bianco, tipo una Falanghina o Aglianico del Vulture. Poi crudité di pesce sono imprescindibili… Adoro i gamberi rossi di Sicilia, li mangerei all’infinito”.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
“Se c’è l’opportunità meglio offrire qualcosa di completo, non dico un pasto ma indubbiamente la mente e il palato devono viaggiare su binari paralleli, quindi…”

Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Ad esempio in  “Biografia Arancio Sangue” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai protagonista?
“In tre occasioni si parla di cibo. E in due casi è parte integrante della narrazione: l’incontro di lavoro fra Joe Brigati (il protagonista, giornalista e scrittore) e la committente della biografia su commissione (Jennifer Rodriguez, modella argentina) avviene in un ristorante di lusso davanti ad un piatto di pesce. Da lì partirà la trama… Stessa sorte in un’altra occasione. Infine, verso la fine del libro, quando Joe è a San Francisco,  non poteva mancare un bell’hamburger all’americana! Ma in quel caso, il protagonista è solo affamato: il cibo non è protagonista della situazione narrativa”.

“Biografia Arancio Sangue” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
“Ricetta? Direi ossibuchi con polenta, tipico piatto bergamasco. Perché seppur duro per l’osso (degli ossibuchi) e per la digestione di chi lo assaggia (in dosi elevate si rischia l’arresto cardiaco!), a chi piace il genere - come per i thriller - il risultato è garantito: morbido alla fine del piatto, o del romanzo. Un libro deve soddisfare e far riflettere, no?”.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
“Qui andiamo sul difficile… Devo proprio? Allora, direi la pizza. Ma qui, come tutti immaginerete, è semplicissimo farla e la ricetta è soggettiva in base ai gusti e agli ingredienti da metterci sopra. Eppure nessuno sa che l’acqua ha la sua componente fondamentale: quando la preparo, preferisco utilizzare nell’impasto una bottiglia di naturale minerale. Non quella del rubinetto… Sembra una sciocchezza, ma vedrete che è tutto diverso…”
Grazie per il suo consiglio.
Quale complimento le piace di più come cuoco?
“Temevo peggio! Diciamo che quando me lo dicono, mi conforta. Almeno non ho sulla coscienza una persona amica!”

E come scrittore?
“Quando i miei lettori dicono: ho letto il tuo libro in pochissimi giorni, non riuscivo a staccarmi! Questo è un grande complimento!”.

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
“In “Biografia Arancio Sangue” ci sono tanti aneddoti o modi di dire popolari. Ad uno in particolare, frutto della mia inventiva, sono legato: "La grandezza di un uomo non la si valuta per le mirabolanti azioni compiute in vita. Bensì dalla quantità di compromessi che ha alle spalle”. Del resto tutti hanno i propri scheletri nell’armadio, no? Ecco, chi riesce ad ottenere grandi successi con il minor numero di compromessi è un grande uomo o una grande donna”.

Grazie per la sua disponibilità    
“Grazie a voi dell’opportunità e un saluto a tutti i vostri lettori!”.                                                                       









martedì 12 novembre 2013

Home sweeet Gnome: ghirlanda di benvenuto con messaggi a sorpresa

Trovo questa idea simpatica, e con qualche fiocco rosso, bacca, rami d'abete ecc si può adattare anche al Natale.
In pratica, su una base per comporre una ghirlanda, potrete aggiungere oltre gli addobbi, dei messaggi scritti sulla carta e poi arrotolati e fissati con uno spago o una fettuccia colorata. Gli ospiti possono pescare a caso, e ricordare la vostra serata con una poesia, un aforisma o semplicemente delle frasi scritte con il cuore. Fatevi aiutare dai bambini anche con disegni. Buon divertimento!

sabato 9 novembre 2013

Un libro per il fine settimana, Invisibile, di Giuliana Facchini, scrittrice per ragazzi.

http://www.icwa.it/profili/facchini-giuliana

Giuliana Facchini è una scrittrice per ragazzi. Bella e sensibile ha una vera passione per il suo cane.
E' una scrittrice brava e quindi modesta, che ha vissuto in molte città, assorbendone i pregi ma non perdendo la sua l'identità, ora vive a Verona.
Segnalo il suo splendido romanzo INVISIBILE, edizioni San Paolo,  per una lettura nel fine settimana, magari in compagnia dei figli, essendo un romanzo adatto dai 9 anni in su. Questo romanzo è molto indicato anche per una lettura scolastica, in quanto si possono far affrontare ai ragazzi diversi temi: il rapporto con gli altri, compresi gli animali, la solitudine, la paura, l'istinto,la diversità, l'amicizia. I toni sono leggeri anche se la storia è a tratti drammatica. Questo non deve mai mancare in storie per ragazzi: il loro mondo, i loro valori, anche ciò che agli adulti può sembrare una piccola cosa, una cotta, uno scherzo,  unito a temi importanti che fanno riflettere.
Vincitore del Premio Arpino 2011 per la sezione inediti,
Invisibile è un romanzo per ragazzi a sfondo sociale e dal forte impatto emotivo. 
Silvia vive in un piccolo paese montano e ama camminare tra i boschi con il suo cane Pirata. Un giorno, il cane si allontana dal sentiero e trova Nina, una bimba. Chi è? Perché vive nascosta nei boschi? La storia di Nina pian piano si svelerà a Silvia e ai suoi amici che dovranno affrontare la realtà sconosciuta degli esuli e dei clandestini. In fuga di notte in alto sulle montagne, dove solo l’istinto del montanaro e del cane saranno d’aiuto, i ragazzi non lasceranno mai sola la piccola Nina e le restituiranno identità e famiglia.



Giuliana è in libreria ora con il suo ultimo romanzo
Il mio domani arriva di corsa
Edizioni EL


lunedì 28 ottobre 2013

Home Sweet Gnome: Zucca di Halloween ripiena di dolci


Ho trovato molto carina questa utilizzazione della classica zucca per Halloween. Invece di intagliarla e metterci una lampada, se non siete tanto brave con i coltelli  e le incisioni, poche ore  prima della festa,  provate a tagliarla in due parti, svuotatela, e nella parte sottostante riempitela di caramelle e cioccolatini, magari dopo averla foderata internamente con un canovaccio di cotone o carta stagnola. Richiudetela e...
 Sarà una sorpresa aprirla davanti ai bambini!

lunedì 21 ottobre 2013

Home Sweet Gnome: foglie secche decorate.

Questo è un lavoretto molto gratificante da fare insieme ai vostri bambini o da sole. Dopo una bella passeggiata lungo un viale alberato, o un bosco in cui avrete raccolto delle grandi foglie dai bei colori autunnali non tanto secche, al ritorno a casa mettetele dentro dei libri e lasciatele asciugare e distendere per qualche giorno. Comprate della tempera bianca e alla prima giornata di pioggia, tirate fuori le foglie e iniziate a decorarle esclusivamente con il bianco e pennellini di varie misure.
Ispiratevi a queste o lavorate di fantasia. Lasciatele asciugare bene e poi componetele in una bella ciotola di cristallo, magari con qualche zucchetta o melagrana,  e fatene un centrotavola per ospiti durante una cena. Potrete anche regalarle alla fine della serata.
Io le userò oggi, che è il mio compleanno :)

martedì 8 ottobre 2013

DIECI MOTIVI PER NON FARE L'EDITORE

Questo è un decalogo semiserio scritto da A. Volpino, un responsabile editoriale, in cui ho ritrovato tante esperienze personali. Ve lo giro perché è molto interessante e vero. In Italia non ci sono requisiti  base per essere Editori, basta aprire una società, una impresa o una associazione e si diventa "editore", con tutti i disastri che ne derivano. Nonostante ciò, e quello che leggerete, c'è chi fa questo lavoro con passione ed amore.

Decalogo semiserio per non diventare editore, che vi può illuminare un pochino:
DIECI MOTIVI PER NON APRIRE UNA CASA EDITRICE

1)Tanto non ci guadagnerete. Inutile guardare con occhioni luccicanti quei due o tre che, negli ultimi 10 anni, sono passati da “piccoli editori” a “grandi editori” grazie a una botta di culo, a un autore azzeccato o magari alla loro bravura. Fateci caso: appena hanno potuto, TUTTI hanno venduto la loro casa a un grosso gruppo editoriale.
2)Gli autori italiani sono dei rompicoglioni. A parte qualche serio professionista (che, tanto, è già pubblicato da una qualche grossa casa…) avrete a che fare con ragazzine brufolose che cercano di piazzare la loro tri-penta-decalogia fantasy con gli splendidi (barrare la casella): Elfi [] Vampiri [] Personaggi della loro serie manga preferita []. E peggio ancora, spesso queste ragazzine brufolose sono maschi.
3)Dichiarare di essere editore equivale a chiedere di essere molestati intellettualmente, come dichiarare di essere superdotato in un raduno di ninfomani. Grossomodo 5 italiani su 6 scrivono, hanno scritto o hanno un amico che scrive – “ma bravo eh!”. E ti chiedono di pubblicare. E se non lo fai vedi (5).
4)Dovrete fare un altro lavoro, un lavoro “vero”, per mantenervi. Solo che fare l’editore occupa un casino di tempo, proprio tanto. Se riuscite a stare tre giorni senza dormire, ok. Altrimenti lasciate perdere.
5)Sarete editori. Ovvero quelli che appartengono al Malvagio Sistema che Pubblica Solo gli Amici (e, al limite, gli Amici degli Amici). ... . E io aggiungo che non riuscendo a leggere tutte le proposte degli amici li perderete
6)Vi verrà un fegato così a vedere le cosiddette “associazioni culturali con diritto d’edizione” che pubblicano libri, come voi, ma che non pagano nemmeno la metà dei balzelli che pagate voi. Certo, loro non hanno “scopo di lucro”, voi sì – ma fidatevi, rimarrà uno scopo irraggiungibile comunque.
7)Vi farete tanti, tanti, taaaanti nemici – soprattutto tra la gente che avrete aiutato. Magari, mossi da sincera convinzione che “più siamo meglio stiamo”, aiuterete qualcuno ad aprire una nuova casa editrice, gli presenterete tipografi e scrittori. Poi vi troverete coloro che avete aiutato saltarvi alla gola sui forum, perché voi siete “editori vecchio stile” mentre loro rappresentano il nuovo che avanza…
8)Non riuscirete a smettere. “Ancora un libro, poi si chiude.” Oppure: “Se quest’anno non vendiamo almeno tot, basta.”. Ok. Ci credete davvero che chiuderete? Leggetevi La Coscienza di Zeno…
9)Andrete in rovina. A meno che il vostro lavoro “normale” non produca redditi pari al bilancio del Dubai, userete tutti i vostri soldi per “tappare” i buchi della casa editrice. E, se l’avete aperta con degli amici, presto avrete amici in meno.
10)Ogni anno, a gennaio, vi verrà una botta di depressione perché “Lo avevo detto io, l’anno scorso, che bisognava chiudere, ma i miei soci me lo hanno impedito…” Salvo poi ricordarvi che non avete soci.

giovedì 3 ottobre 2013

"La mandi un bacione a FIRENZE"

Firenze è la mia città.
Ormai ci vivo meno ma è sempre nel mio cuore.
 Sospesa tra sogno e realtà. Firenze va scoperta piano piano e non fagocitata, è una sposa bianca, timida  eppur vanitosa.
Ottobre è un mese ideale per toglierle il velo, e baciarla sulla bocca, conoscerla da vicino, intimamente.
Non si sottrae, ella attende.

lunedì 23 settembre 2013

CANDELE, INCENSI E PROFUMI PER LA CASA



Oggi vorrei parlarvi di un argomento molto di moda in questi ultimi anni: le candele profumate. E in genere i profumi per la casa.
Le distinguerò da quelle senza profumo, che donano una luce soffusa, per approfondire il valore simbolico del fuoco e della  luce in vista delle tante decorazioni che faremo per allestire gli ambienti nel periodo invernale.
Questa settimana mi concentro su l’odore di una casa, e quindi su candele, incensi e profumi. Questi ultimi, spray o dotati di diffusori autonomi, hanno avuto un vero boom.
Io non li amo molto in realtà: l’odore è il primo biglietto da visita di una casa.  E normalmente preferisco l’odore di pulito, lavanda e agrumi, aria fresca e sole,  che spesso hanno gli ambienti spaziosi, e non sovraccarichi di oggetti. Però posso comprendere il desiderio di personalizzare il proprio spazio e dargli una connotazione ricercata.
I profumi, infatti,  hanno una forte valenza intima, quella dell'olfatto,  “l'unica percezione sensoriale non mediata dalla coscienza, che si trasmette direttamente alla parte più arcaica del cervello”, spiega la psicoterapeuta Caterina Vignoli. Quindi hanno il potere di evocare in noi, immagini e ricordi, sensazioni di benessere o malessere. È noto che un mazzetto di lavanda sotto il cuscino rilassi e induca al sonno, i legni odorosi come il sandalo, ci regalino un’atmosfera sexy. Non bisognerebbe quindi  sbagliare nel distribuire profumi.
Normalmente gli odori forti andrebbero evitati nelle camere da letto, per non disturbare il sonno, mentre regalano energia in soggiorno. Anche in cucina meglio non usare odori che ci possano influenzare nella preparazione del cibo: è risaputo che si cucina anche con il naso.
Concludo dicendo che la mania di profumare la casa è sempre esistita, pensiamo  alle piante o i mazzi di fiori recisi che si usavano negli anni passati,  però meglio non esagerare.
Chi, in casa, abbonda con i profumi tende in realtà a nascondere qualcosa di sé, qualcosa che gli crea disagio.
È giusto invece lasciare  che la casa respiri, che si crei un suo odore, che poi è un po’ il nostro, che assorba anche  altri profumi ( quello dei legni, dei tessuti, degli umani, del posto, del pulito, e della circolazione libera dell’aria) e non solo quelli artificiali, che, se usati in modo eccessivo, finiscono per cancellarne e nascondere la vera identità.


giovedì 19 settembre 2013

Ma come ti vesti?

Questo scivolone di gusto di Carolina di Monaco non si spiega, a meno che non abbia voluto creare attenzione: in questo caso una vera festa di beneficenza fatta "coi piedi".



Le scarpe indossate dalla principessa Carolina di Monaco a una cena

 per raccogliere fondi da donare al nuovo museo nazionale del principato

 (Reuters/Gaillard)

Fonte:

http://www.corriere.it/ 

sabato 7 settembre 2013

Cagnolini alla moda. Tendenze autunno/inverno 2013

Nonostante il fenomeno dell'abbandono dei cani "di moda", scelti per razza, dimensione, colore e poi dismessi come un accessorio, sia una piaga in aumento, quello dei cagnolini che "seguono la moda"  è stabile e le offerte in continua evoluzione.  I proprietari di razze piccole e spesso con poco pelo sono sempre più disposti a spendere per un abitino elegante da sfoggiare in qualche  occasione speciale.
Ecco allora che in una nota località turistica mi sono imbattuta in bellissimo assortimento di vestitini per cuccioli, diversi da quelli usuali in pile. Pizzo, stoffe pregiate, tartan e velluti, dettagli ricamati e spille gioiello in puro stile vittoriano dettano le tendenze 2013, come sulle passerelle di alta moda. Gli abitini sono frutto di una selezione del noto marchio Pagano (abbigliamento, alta moda e pellicceria in Bergamo, Brescia e Porto Cervo)  su collezioni  di Pao Canina (www.pao-canina.it).

mercoledì 4 settembre 2013

Barattoli ripieni di coccole e ricordi d'estate


Salve, dopo la pausa estiva il blog riapre con una bella idea per utilizzare i barattoli di vetro. Questa volta vi regalo coccole in barattolo, che potrete facilmente riprodurre per fare dei doni speciali a qualche amica o amico, magari conosciuto in vacanza. O anche a voi stessi.
Occorrono un bel barattolo, nastri, caramelle assortite in tinta, e bigliettini. Questi sono la vera novità. Sui bigliettini potrete scrivere frasi d'amore, ricordi d'estate, sogni in due, o quello che più vi rappresenta.
Basterà pescare nel barattolo e anche  i giorni piovosi, ricorderanno l'amore e l'estate.
Buon divertimento <3

sabato 20 luglio 2013

Parto con un TOY BOY.

E anche questo blog va in vacanza per un po'.
Ho messo in valigia libri di amici, e spero che i miei amici mettano il mio romanzo: Il ragazzo alla pari. Airone editrice, 2013.
UNA COMMEDIA ROMANTICA  HOT CON UN TOY BOY.
http://www.amazon.it/ragazzo-alla-Federica-Gnomo-Twins/dp/8864421661/ref=sr_1_1?s=books&ie=UTF8&qid=1374418913&sr=1-1&keywords=Il+ragazzo+alla+pari

Una signora, due bellissimi ragazzi, un amante...ma di chi?
Baci e a presto.

giovedì 18 luglio 2013

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Francesca Rossi, autrice de “La Spada di Allah” Editore La Mela Avvelenata, luglio 2013

Interviste culinarie di Federica Gnomo Twins




Oggi salutiamo e ringraziamo  Francesca Rossi, autrice de “La Spada di Allah” Editore La Mela Avvelenata, luglio2013
 per averci aperto la porta della sua cucina.
 
“La Spada di Allah” è un racconto ucronico-fantasy, di ambientazione islamica. Cosa sarebbe accaduto se l’impero ottomano avesse conquistato Vienna l’11 settembre 1683? Come sarebbe cambiato il destino del mondo? 9 settembre 1683. L'esercito ottomano tiene sotto assedio Vienna, la "Mela d'Oro", deciso a conquistarla e a penetrare, attraverso essa, nel cuore dell'Europa. Alla battaglia decisiva, da cui dipenderà il corso della Storia, mancano ormai poche ore.Il sultano, però, non è ancora sicuro di voler scatenare una guerra. Il suo prudente piano politico è in aperto contrasto con quello del suo consigliere Ibrahim, in realtà un jinn mosso dalla sfrenata ambizione e dalla sete di potere. Quest'ultimo riesce, grazie ai suoi poteri e all'alleanza con Sharif, il crudele figlio del sultano, a prendere in mano le sorti della Sublime Porta e della battaglia di Vienna, portando l'Islam a dominare il mondo. Si apre un'epoca di crudeltà ed incertezza, poiché il messaggio della religione musulmana viene traviato e modellato sulla ferocia dei nuovi padroni. Solo un'arma può uccidere il potente jinn Ibrahim: la spada di Allah. Impossessarsene, però, è un'impresa impossibile. Sarà il coraggioso Abdallah a rischiare la vita per salvare la sua amata Noor, vittima degli incantesimi di Ibrahim e liberare il mondo dall'oppressione, ristabilendo la pace ed il vero messaggio dell'Islam. Per riuscirci, però, dovrà fare i conti con la sua coscienza...Il racconto è stato pubblicato il 5 luglio come opera monografica per la “La Mela Avvelenata”, mentre a settembre sarà incluso nell’antologia “Sine Tempore”, edita dalla stessa casa editrice e curata da Alexia Bianchini. In questa storia amore, morte, politica, ambizione, magia e alchimia ed Islam si fondono nella reinterpretazione e la riscrittura storica.

L’autrice è presente con un suo racconto anche su “50 Sfumature di Sci-Fi”  l’antologia di fantascienza edita dalla casa editrice “La Mela Avvelenata” e pubblicata il 28 maggio scorso. Autori emergenti si trovano accanto a scrittori affermati e, ad impreziosire la raccolta, c’è l’introduzione di Giuseppe Lippi, curatore della collana di fantascienza Urania. In questa antologia è presente il racconto “La Preghiera” della Sera”, un’altra ucronia “islamica”.
La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Per me è importantissimo mangiare bene. Credo si possa rinunciare a molte cose, ma non al cibo di qualità. Per noi italiani, poi, la cucina è fondamentale, perché fa parte della nostra cultura ed è una parte irrinunciabile della nostra vita. Insomma, non può davvero essere lasciata al caso. Purtroppo non sono affatto una gran cuoca, anzi confesso di essere una frana ai fornelli, benché possa dire di essere al livello “sopravvivenza”.  Però sto cercando di imparare dalle donne della mia famiglia che, invece, sono bravissime.

 Lo fa per dovere o per piacere?
Cucinare e farlo a un buon livello non è facile, ci vuole tempo, esperienza e passione, alcuni “esperimenti” falliscono miseramente (ne so qualcosa), ma proprio perché la cucina è uno dei pilastri dello stile di vita italiano che ci invidiano nel mondo,  non dovremmo mai considerarla un dovere, ma un piacere con cui rinnoviamo il nostro attaccamento alla terra e, perché no, anche ad alcuni valori fondamentali che oggi sono in precario equilibrio. Sia chiaro: capita a tutti di avere giornate in cui sembra che tutti i problemi e gli impegni del mondo si siano improvvisamente ricordati della nostra esistenza e cucinare può sembrare un peso in più, ma proviamo a guardare le cose da un altro punto di vista: il cibo è salute, piacere e cucinare è un momento per noi stessi, una pausa dalle cose di tutti i giorni in cui facciamo qualcosa per noi. Così la prospettiva si rovescia.

Invita amici o è più spesso invitato?
Mi invitano e comincio a sospettare che lo facciano per aggirare il rischio di dover mangiare i miei “capolavori”.

 Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
No, ma sto imparando, perché la seduzione passa anche attraverso il cibo.

Vivrebbe con  un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Assolutamente sì, anche perché lui dovrà avere una certa dose di pazienza con me, visto che non sono esattamente uno chef “stellato”. Sono certa che insieme potremmo cucinare lo stesso qualcosa di buono. L’amore è anche solidarietà “culinaria”, o almeno spero.

Quando ha scoperto questa sua passione?
Nella mia famiglia cucinare è la cosa più normale del mondo, un modo per stare insieme e anche per fare nuove amicizie. Non è possibile farne a meno, forse perché siamo italiani. Credo che questa passione la trasmettano le madri insieme al latte materno, perché è una delle cose che ci distingue come popolo, dunque non c’è stato un momento preciso in cui ho scoperto di voler cucinare, è sempre stata esigenza e passione insieme. 

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Tanti ricordi legati alle cose che preparava e ancora prepara mia nonna, alla sua inarrivabile bravura che affonda le radici in un’arte, perché questo è la cucina, antichissima e tramandata di generazione in generazione. Lei non si limita a preparare da mangiare, c’è qualche altra cosa che non sono mai riuscita a definire, una specie di magia legata al cibo che fa apparire superbe anche le cose più semplici.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Mangio quasi tutto, ma detesto broccoli e carciofi. Non mi riesce di mandarli giù. Non so perché ma è meglio se fra me e loro ci sono alcuni metri di distanza.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Proprio il colore di broccoli e carciofi. Quelle tonalità in particolare.

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Bevo molto tè durante la scrittura, soprattutto in estate, ma non ho riti particolari.

Scrive mai in cucina?
Non mi è mai capitato, ma non avrei alcun problema, visto che la cucina è una stanza che mi ricorda la famiglia, quindi il calore e l’affetto. E’ un luogo in cui regnano calma e armonia.

Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Di solito scrivo in camera mia e preferisco il pomeriggio e la sera. Non c’è un motivo particolare, è solo una predisposizione naturale.

 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Compro raramente cibo pronto, magari in occasioni particolari in cui proprio non ho tempo di cucinare a causa di un imprevisto. Altrimenti è sempre meglio cucinare, anche se solo ad un livello di sopravvivenza.

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Di solito quando scrivo non mangio. Preferisco farlo quando ho finito, perché mi piace mangiare con calma e poi sono molto meticolosa con gli orari. C’è un momento per scrivere e uno per dedicarsi alla cucina, ma non ho preferenze tra il dolce e il salato.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Ricordo che una volta ero a Londra in un ristorante  e chiedo carne alla griglia con le verdure. Vedo arrivare un piatto piuttosto grande ma, con mia grande sorpresa mi accorgo che dentro c’è solo un pezzetto di carne al sangue, spesso non  so quanto ma piccolo e spaurito posizionato proprio al centro e, di fianco, tre piselli (proprio tre di numero) con una mini carota molto triste accanto. Un piatto un pochino malinconico.

Lei è uno scrittore di romanzi storici quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con il suo compagno? Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Mi piace scoprire ristoranti o pub nuovi, ma tendo ad ordinare sempre le stesse cose negli stessi posti. Per esempio se in un locale ho mangiato delle buona penne alla vodka, le prossime volte che tornerò in quel luogo, ordinerò di nuovo penne alla vodka. Raramente faccio uno strappo alla “regola”.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Sono ancora all’inizio della mia carriera, spero che continui ancora a lungo, ma non mi è ancora capitato di fare presentazione. Di certo se ci saranno il buffet con dolce e salato è d’obbligo.

Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Ad esempio in  “titolo del romanzo” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai protagonista? “titolo del romanzo” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
No, ancora non mi è mai capitato ma ho in mente di farlo.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
CIAMBELLONE
La prima cosa che ho preparato con mia cognata, il ciambellone. Per ingredienti ci vogliono: 450 g. di farina, una bustina di lievito, mezzo cucchiaino di bicarbonato, 250 g. di burro, 400 g. di zucchero, 2 cucchiaini di vanillina, 5 uova, 2,5 litri di latte e un po’ di sale. Bisogna far sciogliere il burro a bagnomaria e lasciarlo raffreddare prima di metterlo nell’impasto. Poi è il momento di amalgamare le uova e lo zucchero aggiungendo, un po’ per volta, metà della quantità indicata di farina. Si unisce il latte e la farina rimasta, un pizzico di sale, burro, una bustina di vanillina e una di lievito. Si deve mescolare bene il tutto, aggiungere succo di limone, imburrare lo stampo (si può usare anche l’olio) e, una volta che l’impasto è pronto, cuocere a 180° per circa un’ora.

Quale complimento le piace di più come cuoco?
Volo bassa: “Non cucini poi così male, in fondo siamo ancora qui a parlarne, no?” (Frase ambigua ma neanche tanto. Un po’ di ironia ci vuole sempre).

E come scrittore?
“Mi hai emozionato”.

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Provare,  provare sempre, anche quando sembra che sia tutto inutile. Credere nei sogni soprattutto quando appaiono impossibili da realizzare. E’ in quel momento, proprio in quell’istante che il destino ci chiama.

Grazie per la sua disponibilità                                                                           
Grazie a te J









venerdì 12 luglio 2013

Le letture di Bebolino: BENTESOI di LUCA FADDA, Edizioni Nulladie, 2013

Premetto, come al solito, che non sono un critico letterario, e  che non leggo molti gialli o noir.  Ultimamente, visto che gli amici ne scrivono, ho fatto qualche eccezione. Non terrò conto della stima che provo per ognuno, ma darò una sensazione onesta.


Mi sono avvicinata a questo testo pensando di trovarvi un po’ dell’arguzia dell’amico autore Luca Fadda, e anche un po’ di romanticismo per via della quarta di copertina. Invece mi si è svelato uno scrittore sconosciuto, una persona ansiosa di spiegare, molto diversa da come io lo conosco per indole.
In questo scritto Luca è un po’ troppo spesso pignolo nel descrivere  sensazioni, che sembrano stare lì solo per darci informazioni che alla fin fine non ci servono, o si ripetono, e spesso inconsapevolmente usano termini uguali in un genere letterario che ha dalla sua la velocità, lo stile asciutto, la serie dei fatti, anche se il poi vado a leggermi i classici della Agatha;  proprio lui che invece  è spesso arguto osservatore della realtà, con le sue  miserie e debolezze, sarcastico e cattivo, e che spesso tende  a scrivere nei post  frecciatine dal  lato tristemente comico. Insomma un'altra persona.  L’ho spesso associato a un napoletano grande,  De Filippo. Purtroppo non mi sono trovata davanti un’opera di narrativa, tragica e ironica, o surreale,  come la vedrei nelle sue corde, ma una storia gialla, a suo dire noir, seppure non propriamente  detta per la continua interferenza psicologica.  Una storia molto interiore che parte da una amicizia profonda e che sfocia in una grande efferatezza, come solo l’invidia  verso un amico di successo può spiegare. L'idea è buona, lo svolgimento un po' pesante.
 Poiché è anomala, la devo esaminare su diversi fronti. Primo l’intera esposizione. Un po’ troppo lunga fino quasi  metà, circa pag 140,  quando finalmente entriamo nel giallo. Avrei tagliato molte parti relative alla vita e al lavoro, eccessivamente descritte con troppa precisione, e concetti ripetuti o metafore anche ridondanti. Il giallo vero e proprio  scocca tardi la sua freccia, ma a quel punto il lettore potrebbe aver già mollato. Dopo la storia si trasforma in azione e non solo psicologia, quindi è più adatta a "tenere" il lettore.
Seconda osservazione:  è narrata  in terza, ma potrebbe essere in prima persona, tanto chi pensa, organizza e  “costruisce” è sempre Sergio. Gli altri personaggi sono come su uno sfondo teatrale, e solo Angelo  viene un po’ fuori, ma come un burattino.
Non voglio svelare l’intreccio, ma da subito si  intuisce il meccanismo e dove si vuole andare  a parare, anche con delle ingenuità, tipo quando  Sergio dice ad Angelo di toccare bene il manico del coltello o gli dà delle istruzioni circa dove nasconderlo, o prendere la borsa della vittima ecc. Insomma molte parti sono un po’ scontate, con azioni  dubbie,  anche per una non giallista come me che al massimo vede e ama il tenente Colombo. Unica nota  a favore,  il doppio finale.  Ti aspetti la soluzione del caso, e invece… altro omicidio e altro finale. Ma questa ingiustizia a  piede libero mi ha lasciato molto perplessa. Non amo il fallimento della giustizia. Insomma non c’è un vero ispettore ma quasi una macchietta, non un vero assassino colpevole, né una vera giustizia. Ma forse la trovata geniale è proprio questa, nell’essere tutto una diversa realtà. Peccato che io odi a morte l’ingiustizia e quindi Sergio mi risulti insopportabile come tutti gli invidiosi, inetti, egoisti, cattivi e pure fortunati.
Alla fine con tutto l'affetto che ho per Fadda, e la sincera convinzione che anche io scrivo solo per intrattenimento, senza pretese, lo consiglio però di avventurarsi in campi adatti alla sua ironia, fossero anche questi generi, ma certamente rivisitati.

Consigli tecnici non richiesti:
 consiglio, nel prossimo lavoro una prosa più asciutta, meno ridondante,  meglio venti  pagine in meno che due in più. Auspicherei un romanzo di narrativa sarcastica o al limite del surreale, che è l’aspetto che più vedo adatto all’autore. Deve stare meno attento alle descrizioni minuziose, e cercare di usare i dialoghi per far calare il lettore in una scena in cui si muovono i personaggi. Meglio lasciar intuire che spiegare in continuazione.

Il linguaggio semplice mi piace, non sono di quelli che aborrono la realtà colloquiale, anzi per me è moderno un dialogo autentico, e consono alla storia e ai personaggi,  ma  farei attenzione alle ripetizioni, e soprattutto a non ribadire i concetti più di una volta nella stessa pagina o periodo. 

giovedì 11 luglio 2013

IL RAGAZZO ALLA PARI, romanzo erotico - ironico di Federica Gnomo Twins, un romanzo da mettere in valigia

State per partire in ferie e pensate di portarvi una ragazza alla pari? E se invece di una ragazza, si presentasse un bel Tato,  giovane, galante e pasticcione? Se volete ridere e sognare, e non osate mostrarlo a tutti in carne e ossa, portatevelo in vacanza in un romanzo divertente "Il ragazzo alla pari" scritto da Federica Gnomo Twins e consigliato da Bebolino, qui sotto il link Feltrinelli, con sconto:

http://www.lafeltrinelli.it/products/3980006.html?utm_source=Pangora&utm_campaign=comparatori&utm_term=9788864421667

Attenzione:
è un romanzo rosa,
Erotico,
Vietato Minori di 18 anni.

lunedì 8 luglio 2013

IN CUCINA CON LO SCRITTORE, Carlo Deffenu, Domani sarà un giorno perfetto, Farnesi Editore, giugno 2013


IN CUCINA CON LO SCRITTORE
Interviste culinarie di Federica Gnomo

Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore  Carlo Deffenu, Domani sarà un giorno perfetto, Farnesi Editore, 2013, per averci aperto la porta della sua cucina.
Un uomo di mezza età cammina in una città balneare all’inizio di un’estate rovente con la sua vecchia Minolta. Un ragazzo spia ossessivamente dalla finestra della sua camera le persone che passano per la strada. Una bambina trasloca con la madre in una nuova casa e scopre che le “ombre” che la perseguitano non si sono dimenticate di lei. Non si conoscono. Sono distanti per età, esigenze e percorsi di vita, eppure, nonostante questo, i loro destini si incroceranno misteriosamente.
Ecco… il mio romanzo si riassume in queste poche righe.
Tre personaggi, tre solitudini, tre destini imprevedibili.
      


La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
La mia linea ballerina testimonia il mio rapporto conflittuale con il cibo. Amo mangiare e amo cucinare. Lavoro nella ristorazione e vedo tutti i giorni piatti nuovi da gustare per dovere professionale. Un lavoro duro… ma qualcuno lo deve pur fare, no?
 Lo fa per dovere o per piacere?
Non ho mai mangiato o cucinato per dovere. Mi piace cucinare per gli amici e mi piace cucinare per me stesso. Io sono il mio primo ospite. Non capisco chi non si coccola con la scusa che vivendo da soli non è il caso di scomodare il servizio buono. Odio la plastica in tavola. Un’offesa al buon gusto e alla bellezza. Un piatto merita rispetto e il cibo dev’essere valorizzato da una tavola degna.
 Invita amici o è più spesso invitato?
Nell’ultimo anno gli inviti si sono ridotti parecchio. La crisi economica ha segnato le abitudini di molti italiani. Con gli amici si può mangiare solo un piatto di spaghetti aglio e olio… ma io, chissà perché, se invito a cena qualcuno… mi ci metto seriamente e preparo antipasti, primi, secondi, contorni e dolci. Altrimenti non mi diverto. Il portafoglio piange. Il cuore sorride.
 Ha mai conquistato amici o un amore cucinando?
Credo di aver sempre basato il mio rapporto amoroso sul cibo. Ricordo una mia storia del passato… un amico mi fece notare che cucinavo sempre e passavo molto tempo a tavola con la mia dolce metà. Un preludio all’amore. Un prologo piacevole prima di arrivare sulle sponde del letto.
Vivrebbe con  una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
L’ho già fatto. Ai fornelli basto io. J

Quando ha scoperto questa sua passione?
Da ragazzo. Placavo le mie ansie e le mie delusioni amorose cucinando dolci. Quanti dolci ho cucinato durante l’adolescenza! Mio padre mi prendeva in giro per questa stramba mania culinaria. Impastavo, impastavo, impastavo… e ingrassavo.

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
La torta dolce di zucchine preparata da mia nonna Grazietta. Un sapore che non dimenticherò mai.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Ho gusti semplici. Adoro la bottarga. La pasta. I formaggi. Odio le frattaglie (vedi trippa, fegato, polmone, ecc. ecc). Non mangio carne di cavallo. Vado matto per il pesce. Ma se devo scegliere un piatto: pasta al forno. Pura goduria.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Il colore violaceo delle interiora…

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Nessun rito. Se ho fame mangio. Se ho sete bevo. A volte, preso dalla frenesia della scrittura, mi dimentico di fare entrambe le cose.
Scrive mai in cucina?
Scrivo sempre in cucina. La mia casa è piccolissima e il tavolo di cucina è anche la mia scrivania.
A che ora le viene più naturale scrivere?
Dipende molto dal tempo libero a disposizione e dai ritmi del mio lavoro. Può capitarmi la mattina appena alzato, il pomeriggio o la notte, come torno dal lavoro. Sono uno scrittore stagionale. In estate, lavorando moltissimo, scrivo pochissimo. In autunno e in inverno scrivo molto di più perché per cinque mesi mi fermo con il lavoro e posso dedicarmi alle mie storie.
Carina questa storia dello scrittore stagionale!
Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Cucino sempre… ma una confezione di cibo surgelato c’è sempre dentro il frigorifero (bastoncini, sofficini, cuore di merluzzo, pisellini primavera…). Se scoppia la terza guerra mondiale ho scorte alimentari per tre giorni. J

Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Salato. Eternamente salato. Vivrei di formaggi.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Ricordo mia madre che la sera, tornata dal lavoro, faceva sedere me e le mie sorelle sul tavolo – intendo proprio sul piano del tavolo – e ci imboccava con la pasta avanzata dall’ora di pranzo – cucinata in dosi massicce dalla nostra tata – pasta scaldata con una noce di burro. Un sapore e un calore famigliare che non ho mai dimenticato.

Lei è uno scrittore di romanzi imprevedibili che spaziano tra i generi,  quando esce a cena con i suoi amici  che tipo di locale preferisce? Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Io frequento locali semplici e collaudati. Lavorando sei giorni su sette in un ristorante… mi accontento di una buona pizza, di una pinta di birra e della compagnia rivitalizzante degli amici.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Se posso, e i tempi me lo permettono, mi piace arricchire le presentazioni con un buffet, della musica suonata dal vivo, delle letture di stralci del romanzo da parte di amici attori, degli spogliarelli live dopo una cena elegante (scherzo!)… Ecco, diciamo che mi piace creare un evento, piccolo, intimo… e intenso.

Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Ad esempio in  DOMANI  SARA’ UN GIORNO PERFETTO ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai protagonista?
I miei personaggi cucinano e mangiano. Mi piace raccontare la quotidianità. Il cibo non è protagonista in questo romanzo… ma accompagna i protagonisti che, a volte, parlano di cibo… dei loro ricordi legati al cibo.
DOMANI SARA’ UN GIORNO PERFETTO a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Non saprei. Direi a una frittura di donzelle… pesci della mia infanzia che mio nonno pescava con la canna dagli scogli di Alghero e portava a casa in un tripudio di colori.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
ORECCHIETTE (POSSIBILMENTE TRAFILATE AL BRONZO) CON BOTTARGA DI MUGGINE E ZUCCHINE.

Mentre bolle l’acqua tagliamo le zucchine a listarelle e nel fondo del catino dove butteremo la pasta, versiamo due cucchiai di olio extravergine, qualche cucchiaino di bottarga, la buccia grattugiata di un limone (possibilmente non trattato) e una noce di burro.
Quando l’acqua bolle buttiamo in pentola le zucchine e subito dopo le orecchiette.
Finita la cottura, scolare la pasta con le zucchine e versare il tutto nel catino. Si gira per amalgamare olio, bottarga, burro e scorza di limone e si aggiunge olio quanto basta. L’ultimo tocco è una spolverata abbondante di bottarga (dipende da quanto amate il suo profumo e sapore) e servite a tavola.
Tocco magico: una grattugiata di ricotta mustia (affumicata). Vi leccherete le dita!
P.S. – la variante autunnale della ricetta: al posto delle zucchine usate i carciofi… vedrete che meraviglia.
P.S. 2 – con questo piatto ho catturato un cuore confuso.
Vino? Un vermentino.

Quale complimento le piace di più come cuoco?
Cottura perfetta.
E come scrittore?
Mi hai tenuto compagnia.

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
“L’immagine di Dora che legge seduta sulla sdraio è vivida come se si trovasse lì davanti a lui in quel preciso momento. I suoi capelli neri tagliati corti, i ciuffi ribelli che ricadono sulla fronte, la linea della mascella che regala al collo leggerezza ed eleganza, gli occhi scuri, mai truccati, che seguono le parole con attenta partecipazione, la piega del ginocchio, la forma allungata del piede sottile: se protendesse la mano verso quel piede potrebbe toccarlo ancora. Ma è solo un miraggio. Il petto non sussulta più come un tempo nel formulare un pensiero così crudele e definitivo. Le cose andate non torneranno più. E così le persone e le occasioni perdute. Restano soltanto i ricordi. Un cumulo di stupidi ricordi inutili, che dormono in un posto segreto che lui saprebbe ritrovare a occhi chiusi.”

Grazie per la sua disponibilità 
Grazie a lei per avermi aperto le porte colorare del suo blog. Ora possiamo concederci una tazzina di caffè e un dolcino al cioccolato senza pensare troppo alla linea? Io sono pronto a farmi “male” e lei? J                                                                        
Io me lo faccio in continuazione.