martedì 25 giugno 2013

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Matteo Pugliares, Imperfetto,Edizioni Creativa.

Interviste culinarie di Federica Gnomo Twins


Oggi salutiamo e ringraziamo Matteo Pugliares, autore di “IMPERFETTO” pubblicato da Edizioni Creativa alla fine del 2012, per averci aperto la porta della sua cucina.
IMPERFETTO è il diario di un "folle" con un prologo e un epilogo che sono futuri rispetto alla stesura del diario. Nello stesso diario si racconta l'episodio che è la causa scatenante di questa follia. L'epilogo è, in un certo senso, la risoluzione della follia del protagonista che viene "guarita" dall'amore. IMPERFETTO è ispirato ad una persona reale, uno di quelli che la società considera, appunto, "folli". Il libro stesso è il frutto di una lunga riflessione dell’autore sulla follia, tematica che ha esercitato sempre un grande fascino su di lui.
La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Che mi piace mangiare è abbastanza evidente, visti i miei chili di troppo… Cucinare mi piace moltissimo ma, soprattutto, amo farlo per me.
 Lo fa per dovere o per piacere?
Assolutamente per piacere.
 Invita amici o è più spesso invitato?
Più spesso sono invitato. Molti amici lo fanno volentieri proprio perché “onoro” la loro cucina.
 Ha mai conquistato amici cucinando?
Come ho detto prima, non amo cucinare per gli altri, a meno che mi trovo di fronte qualcuno che adora ogni cosa commestibile.
Quando ha scoperto questa sua passione?
Tantissimi anni fa. I miei andarono negli Stati Uniti per il matrimonio di una mia cugina ed io, che conoscevo già l’ABC della cucina, ho cominciato a sperimentare…
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
I primi ricordi legati al cibo, oggi sembra un paradosso, sono di un bambino che non gradiva una moltitudine di cibi. Ero addirittura sottopeso. Oggi, appunto, è solo un ricordo.
Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Adoro un numero esorbitante di primi piatti… difficile fare una classifica. Su ciò che detesto non ho dubbi: la trippa. È l’unico cibo che non riesco a mangiare.
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Non c’è un colore dominante proprio perché mi disgusta solo una cosa come detto prima.
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Nessun rito scaramantico legato al cibo. Spesso mi accompagna il caffè, ma non solo quando scrivo.
Scrive mai in cucina?
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Mi è capitato di scrivere in cucina solo qualche poesia poiché le scrivo dovunque mi capita di avere l’ispirazione. Fuori dalla poesia scrivo nel mio studio e, in genere, quando fuori è buio. Spesso mi capita di scrivere anche a tarda notte.
 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Quando scrivo, al massimo sento il desiderio di sgranocchiare qualcosa, magari uno snack assolutamente salato.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Una volta, erano passate le due di notte, con alcuni amici abbiamo deciso di mangiare qualcosa… Quel qualcosa furono delle patatine fritte in quantità industriale. Ci beccò il nostro “responsabile” e dato che il giorno dopo avevamo degli ospiti, gli abbiamo fatto credere che stavamo cominciando a fare qualcosa per l’indomani. Ci ha creduto, e noi abbiamo passato il resto della notte a ridere e a mangiare patatine (ma una parte l’abbiamo lasciata per i “famosi” ospiti).
Lei è uno scrittore di narrativa, poesia e saggistica, quando esce a cena con gli amici  che tipo di locale preferisce? Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Preferisco i locali dove, innanzitutto, devo sentirmi accolto. Locali che non siano troppo raffinati e, naturalmente, dove si mangia bene. Poi, dipende da molte cose. Quando sono fuori paese scelgo quasi sempre un primo e un contorno, mentre quando è una serata in paese con gli amici, di solito è la pizza a fare da padrona.
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
In passato, nelle presentazioni di altri libri, l’ho fatto. Con l’ultimo mio libro non più: anche questo è frutto della crisi… Gli intervenuti gradiscono sicuramente e un po’ di stuzzichini e qualcosa da bere, diventano anche la scusa per fare quattro chiacchere con i lettori.
Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Ad esempio in  “Imperfetto” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai protagonista?
In “Mozart era il mio preferito”, libro che ho pubblicato qualche anno fa, il cibo era molto presente ma inteso nel senso del rapporto che si ha con esso. La protagonista di quel romanzo breve lottava con l’anoressia. In “Imperfetto”, invece, i riferimenti sono su tutto e il contrario di tutto e quando si accenna al cibo il protagonista fa l’elogio dei pizzaioli.
“Imperfetto” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Legherei il mio libro ad un pasto completo, di quelli che si fanno a tavola ben seduti, di quelli che devi assaporare ogni cosa con calma poiché i sapori devono rimanere anche alla fine del pranzo.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
Volentieri.
“FARFALLE ALL’UVA”
Gli ingredienti, facciamo per le classiche 4 persone sono: Farfalle (350 gr.), Pancetta affumicata a dadini (200 gr.), Olio di oliva (q.b.), Cipolla tritata (mezza, non troppo grande), Uva bianca (100 gr.), Parmigiano a scaglie (q.b.), sale e pepe (q.b.), miele (un cucchiaino da caffè).
Per il procedimento fate in questo modo. Lessate la pasta in abbondante acqua salata. Nel frattempo, in una padella, soffriggete a fuoco lento i dadini di pancetta affumicata in un po' di olio insieme alla cipolla tritata e quando i dadini sono diventate croccanti e dorata la cipolla. Aggiungete gli acini d'uva, dai quali avrete precedentemente eliminato la buccia e i semi, e il miele.
Togliete dal fuoco, aggiungete il sale e il pepe.
Scolate la pasta bene al dente e versatela nella padella col sugo, date una bella mescolata e servite subito dopo aver ricoperto il tutto con le sceglie di parmigiano.
E buon appetito!
Quale complimento le piace di più come cuoco?
E come scrittore?
Come cuoco non attendo complimenti e critiche perché, come dicevo, amo cucinare soprattutto per me. Quelle volte che mi è capitato di ricevere complimenti per i miei piatti la frase che mi è piaciuta di più l’ha detta una mia amica: “la tua cucina è diversa”.
Come scrittore mi piace sentire lettori che hanno avuto sensazioni fisiche dalle cose che scrivo.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Beh, come faccio a non lasciarvi con la citazione di “Imperfetto” sui pizzaioli cui facevo riferimento prima? Ad un certo punto, il protagonista scrive:
“Adoro la pizza ai quattro formaggi. Ho saputo che l’ha inventata un medico e ci credo perché è
meglio di una pillola antidepressiva. Quando andrò in Paradiso voglio andare a salutare i pizzaioli,
uno ad uno. Abbracciarli e baciarli, ringraziandoli di dare all’umanità un po’ di sollievo alle giornate soffocanti.”


Grazie per la sua disponibilità                                                                            












venerdì 21 giugno 2013

chocolat et romans il piacere di leggere....: Natale con chi vuoi di Federica Gnomo Twins in RECENSIONE IMPRONTE D'AMORE , Butterfly edizioni 2013


Un po' in ritardo ma voglio condividere per ricordarla qui sul blog la segnalazione del mio racconto: Natale con chi vuoi, su Impronte d'amore, che è risultato particolare per il tema gay  trattato, come di solito faccio quando affronto l'argomento, in modo dolce. Se vi piace il rosa gay vi consiglio di leggere  Mi chiamo Eddy, che è molto tenero e anche divertente.
Grazie alle blogger di Chocolat e romancs per avermi scelto tra tanti


chocolat et romans il piacere di leggere....: RECENSIONE IMPRONTE D'AMORE: Eccoci con una chicca fresca di stampa... fresca in tutto, perchè si tratta di una raccolta di racconti d'amore scritti da autori esor...

mercoledì 19 giugno 2013

Le letture di Bebolino: Cate,io di Matteo Cellini, Fazi Editore, 2013

cate, io, Matteo Cellini
 Fazi Editore, 2013



Premetto che io non sono una critica letteraria ed esprimo solo il mio gusto personale. Ho comprato questo romanzo per due motivi: uno è di un amico su Fb, un concorrente a un medesimo concorso a cui abbiamo partecipato con diverse capacità e fortune, e secondo mi incuriosiva la storia di una  cicciona fuori misura. Perché io, come tutte le donne mi sento sempre grassamente inadeguata!

Mi sono chiesta in verità, dalle prime battute, come potesse fare l’autore, per nulla grasso, anzi bello e maschio ad immedesimarsi nei conflitti di una adolescente femmina grassissima. Poi ho pensato che un professore potesse aver fatto esperienza di casi simili nel corso dell'insegnamento e comunque potesse aver sedimentato storie di ragazzi negli anni, molti professori infatti scrivono di adolescenti e disagio. Non mi sbagliavo però. In effetti il libro non si addentra molto nella mente paranoica di una donna (almeno visto da  me, donna) rimane diciamo così, una storia unisex, intima, probabilmente  universale, che  non si invischia nelle sfumature del disagio femminile relative al corpo.  Quello che mi ha colpito dopo qualche capitolo,  è l’andamento circolare del romanzo,  non una vera trama, ma un viaggio interiore intorno a Cate e a quello che pensa del suo piccolo mondo di provincia. Un libro che ruota sempre intorno al personaggio, anche per l’uso della prima persona narrante(che io amo, nota bene) e non evolve, ma ribadisce il disagio della diversità che prima di tutto è nella testa della protagonista. In questo tipo di costruzione, Cate attira a sé come un sole tutti i pianeti- personaggi del libro, in un circolo che è quasi un sistema solare. 
Leggendo tutto il romanzo mi viene da dire che la vera novità sta nel fatto che Cellini scrive non una storia sul bullismo aggressivo, ma sull’auto-esclusione, sulla lotta continua agli altri per difesa, che pure per quanto ardua non produce distacco da sé dei personaggi ma attrazione. Solo sul finale assistiamo al guizzo  e l’uscita dal proprio cerchio della protagonista,  per andare verso gli amici con fiducia   e verso visioni diverse dal sé, nella consapevolezza che in fondo non è la misura quello che conta se scopriamo che  ci siamo auto esclusi e non abbiamo visto i gesti d’amore degli altri.  Questa scoperta avviene con  il rendersi conto che l’amicizia e l’amore veri, anche famigliari, superano superano sempre l’aspetto e vanno all’anima. E cosa ancora più importante ci sono sempre stati, anche se Caterina non se n’è mai accorta. 
Un messaggio  forse anche un po’ scontato, di disagio per la taglia xxl, che diventa sorprendente se  si arriva a vederlo da questo altro punto di vista: la Caterina che DEVE  aprirsi e dare anche lei fiducia all’amore degli altri e non solo PRETENDERE rispetto. Nel complesso, quindi, un libro non tanto articolato nella trama,  ma volutamente circolare, che tende a far pensare e fermarsi a capire, a guardare da un altro punto di vista.Un libro per adulti.  Molto più bello nella seconda parte, con immagini poetiche toccanti, e forse proprio perché si scopre la chiave di lettura. Meritato il premio Campiello, Opera Prima.

lunedì 17 giugno 2013

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Paola Ferrero, Parole d’amore insano, Liberodiscrivere 2009

Interviste culinarie a scrittori,  di Federica Gnomo Twins


Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autrice Paola Ferrero, che ha pubblicato la raccolta di poesie Parole d’amore insano con l’editore genovese Liberodiscrivere nel 2009, per averci aperto la porta della sua cucina.
        Parole d’amore insano è una raccolta di poesie scritte a partire dalla fine degli anni ’80. Sono poesie particolari in cui l’amore è vissuto in diverse forme, ma sempre in modo totale e aperto anche alle peggiori ferite. C’è l’amore per la vita, per la danza, per un amato o per un amico perduto per sempre. Dall’immagine di un tramonto alla visione di una realtà cruda, dal trasporto amoroso alla rabbia più distruttiva, dai sensi alle sole immagini. Dalla preghiera all’ironia. Parti del mio mondo e del mio amare. L’amore insano è una sorta di viaggio interiore che resta impresso nell’anima.
http://www.liberodiscrivere.it/biblio/scheda.asp?IDOpere=134357


La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Ho iniziato a cucinare prima ancora di capire se mi piaceva mangiare bene, complici il “Manuale di Nonna Papera” e una nonna in carne e ossa fissata con la cucina. Preparavo il pranzo a mia mamma, single lavoratrice, più o meno a dieci anni. Nei miei limiti, ovvio. A mangiare bene ho imparato più avanti, come ad apprezzare i vini. Non è stata una cosa automatica. Ci vuole lavoro anche per imparare ad apprezzare le cose più semplici, quelle che dovrebbero essere naturali.
 Lo fa per dovere o per piacere?
Mi piace molto cucinare quando ho ospiti, un po’ meno nella quotidianità. La routine è deleteria per me in ogni campo; pur essendo abitudinaria ho bisogno di stimoli per “creare” al meglio.
 Invita amici o è più spesso invitato?
Entrambe le cose. Prima di sposarmi avevo gente a cena quasi ogni sera, amici di mia madre per lo più. Si cenava tardi e con quello che c’era, senza grosse formalità. Le cene migliori mi vengono fuori così. Mischio ingredienti senza guardare i ricettari, invento sul momento e ripetendo in seguito miglioro, ma sono tendenzialmente istintiva. Ora tendo a programmare il menu, anche a seconda di chi viene a cena – mi preoccupo sempre di sapere se ci sono cibi sgraditi o se qualche ospite è allergico ad alimenti particolari – vini compresi.
 Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
Sì, mio marito, per esempio. Con una serie di risotti sempre diversi ogni sera.
Vivrebbe con un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Non sarebbe un problema. Però è piacevole avere qualcuno che non solo apprezza il tuo modo di cucinare, ma con cui condividere i sapori e il lavoro ai fornelli. Preparare una cena assieme è un modo per condividere qualcosa in più, di quotidiano ma di profondo. Il cibo è fondamentale, il buon cibo lo è di più.

Quando ha scoperto questa sua passione?
Con la nonna paterna, a cui piaceva molto soprattutto l’aspetto mondano del “ricevere” ma che cucinava sempre dall’antipasto al dolce personalmente. Quando ero con lei facevo da assistente, aiutavo a impastare la frolla, a mescolare la besciamella, a passare la pasta all’uovo nella macchina per le tagliatelle a manovella. Il tutto assaggiando ogni cosa, cotta o cruda, sentendo le piccole variazioni a ogni aggiunta di ingredienti. Cucinare è davvero un’esperienza sensoriale che potrei definire erotica, coinvolge la mente in modo inaspettato.

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
I tentativi della nonna materna di farmi mangiare. Sono sempre stata una bambina difficile. Volevo solo patatine, pollo impanato e cioccolata. O la pasta al pesto. Mia nonna era costretta a inventarsi di tutto per farmi mangiare anche solo la marmellata. Per merenda mi portava fette di pan carré tagliate a forma dei semi delle carte, i rossi avevano la marmellata di fragole e i neri la Nutella. Così mangiavo sia una cosa che l’altra. Se mi avesse portato una semplice fetta biscottata con la marmellata non avrei toccato la merenda.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Continuo a essere una bambina difficile, ma ho ristretto i campi. Non mangio, nemmeno sotto tortura, le interiora o l’aragosta (ma anche il granchio, e se non sono costretta per motivi di educazione anche coniglio, agnello, cavallo e pesce che non sia più che pulito e cotto). Il fegato sopra tutto il resto, mi dà fastidio anche l’odore.
Amo la pasta, gli agnolotti soprattutto. Mai con il sugo di pomodoro, però. E la pizza. Il cioccolato è quasi una droga.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Non è questione di colore. Il disgusto per me nasce più dalla consistenza, che deve essere omogenea. Ma se devo dire un colore … verde. Ancora fatico con le verdure, come quando ero piccola.

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Non sono superstiziosa e non amo i riti, fatta eccezione per i brindisi. Quando scrivo, che siano poesie o altro, tendo a non bere e non mangiare se non obbligata. Preferisco comunque il caffè, come pausa più che altro. Per il resto sono talmente incollata alla tastiera che dimentico il mondo e le sue regole.
Scrive mai in cucina?
Per quanto ami la cucina ci vado per cucinare o per mangiare, altrimenti non ne sento il bisogno.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Di solito scrivo sul divano o alla scrivania. Nel caso delle poesie capita che io scriva ovunque, per strada, al lavoro, a letto nel cuore della notte, da amici … ovunque. Su qualsiasi supporto, anche fazzoletti di carta se non c’è altro.
Ma se devo scrivere altro e voglio un posto sicuro c’è il mio divano, col portatile, di notte. Davanti a una finestra che dà sui tetti della città illuminata. Non riesco a scrivere al mattino o dopo pranzo. Con la luce del giorno le mie parole perdono forza, a quel punto meglio dipingere.

 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Adoro pizza e kebab, ma mangio prima di scrivere o subito dopo aver scritto. Altrimenti quasi non sento il gusto. Ingurgito e basta. C’è da dire che avendo accanto qualcuno che invece si ricorda eccome di mangiare, il fatto di poter evitare di cucinare si riduce a poche volte all’anno.
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Dipende dai momenti. A volte anche le due cose insieme. Adoro la focaccia bianca salata spalmata di Nutella. Come per il caffè, può essere una pausa piacevole tra un capitolo e l’altro.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Durante il primo viaggio in India, con mia madre. Avevo dieci anni e mangiare è stato un vero problema. Verso la metà del viaggio ci siamo fermati in una casetta di caccia, dove era previsto un pernottamento con la possibilità di vedere le tigri nella foresta circostante. Avevamo con noi dei pacchetti preparati dall’albergo con la cena, pacchetti lasciati nella camera mentre ci godevamo il giro nei dintorni della casa. Una volta tornate, con guida e autista, ci siamo sedute per mangiare e abbiamo trovato  tutto il cibo completamente ricoperto da formiche. Di sicuro è stata una delle cene più laboriose della mia vita, passata a togliere le formiche dal pollo prima di poterlo addentare. Ora la cucina indiana è tra le mie preferite, formiche o meno. Ma di tigri nemmeno l’ombra.

Lei è una scrittrice di poesie, ma anche di prosa, quando esce a cena con amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con suo marito?
Quando usciamo con amici cerchiamo soprattutto un locale accogliente, con una cucina non troppo ricercata ma buona, con una carta dei vini interessante e con la possibilità di fermarci a parlare con proprietari, camerieri, cuochi etc. Ho diversi amici ristoratori e ogni volta andare a cena è quasi un ritrovare parte della famiglia.
Se siamo soli, mio marito e io, scegliamo ristoranti o rosticcerie etniche. Indiano e greco soprattutto. Niente sushi, poco cinese.
Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Come per la cucina, io ordino in modo istintivo. Non c’è una tipologia di piatto che preferisco, anche se in un certo posto che frequento da più di quindici anni fanno un flan di cioccolata che mi fa impazzire. Ecco, se devo festeggiare, che ci sia cioccolata e magari prosecco.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Mi piace coccolare le persone che assistono alle presentazioni, mi piace anche più della presentazione stessa. Offrire un aperitivo con un piccolo buffet, o una bicchierata con pizze e focacce mi sembra il minimo. Poi può darsi che in futuro mi venga in mente di “allargarmi” e offrire qualcosa di più. Dipende anche dalla libreria che ospita l’evento e dall’orario. Però, sì, un brindisi è il minimo.

Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Ho un piatto ricorrente in un romanzo non ancora pubblicato. Una cosa semplice: pizza Napoli e birra media chiara. Poco, ma efficace per inquadrare il personaggio che non ordina altro in tutto il romanzo. Salvo poi cucinare delle foglie di salvia fritte, che io adoro.
Ad esempio in  “Parole d’amore insano” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
In qualche poesia, sì. Più che altro la sensazione della fame e le immagini che richiama.
Il cibo è mai protagonista?
Il cibo no. Non nelle poesie e non ancora nei romanzi, ma non si può mai dire. Io amo raccontare di persone, quindi se mi capitasse un personaggio legato al cibo non esiterei un attimo. Non che il sapore non sia compreso, ma il sapore non sempre è legato al cibo.
“Parole d’amore insano” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
La prima cosa che mi è venuta in mente sono le fragole. Rosse, succose e invitanti. Da mangiare con le mani, come l’amore, senza troppi fronzoli. Magari lasciando un po’ di rosso sulle dita.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
Uno dei miei esperimenti riusciti, a cui ha dato il nome una amica, il Pollo Sabbioso. Un secondo speziato ma semplicissimo e molto fresco.
POLLO SABBIOSO
Per due persone:
300 gr di petto di pollo a pezzetti da 2-3 cm
Semi di cumino, un paio di cucchiaini
Curry, zenzero, coriandolo, paprika, pepe nero, aglio liofilizzato
Olio d’oliva e dado vegetale in polvere.
Farina integrale per l’impanatura.
Procedimento:
In una padella far soffriggere nell’olio i semi di cumino con un po’ di zenzero in polvere e l’aglio liofilizzato. Nel frattempo passare i pezzi di pollo nella farina integrale ricoprendoli il più possibile. Quando l’olio è caldo, buttare il pollo e farlo dorare su tutti i lati. Non appena i pezzi sono dorati, insaporire con una spolverata delle altre spezie, circa un mezzo cucchiaino ciascuna e con il dado vegetale e il pepe a piacimento. Girare spesso e lasciare che i pezzi di pollo diventino croccanti e si ricoprano di semi di cumino tostati. Servire caldo.

Quale complimento le piace di più come cuoco?
Ho sempre dei problemi con i complimenti, quindi preferisco che i miei ospiti mi svuotino tutti i piatti di portata tra una chiacchiera e l’altra piuttosto che sentirmi dire che era tutto buono. Con gli amici è facile che accada. Niente complimenti, ma magari poi si tengono quel che resta della torta per fare colazione il mattino dopo …
E come scrittore?
Mi piace sapere di aver emozionato chi mi ha letta. Non amo chi si lancia in critiche letterarie, per me conta lasciare qualcosa di mio nel lettore e lo posso fare solo con le emozioni. Non sono parole ricercate o la grammatica corretta – importantissima finché scrivo, ma deve essere invisibile dopo – che fanno un buon lavoro. Un buon lavoro resta, nel bene e nel male. A me importa restare.

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
“La bellezza è nuda, l’amore è nelle piccole cose.” La semplicità non sempre è apprezzata, cerchiamo sempre troppo lontano le cose che abbiamo a portata di mano (qui la rima è involontaria, giuro).

Grazie per la sua disponibilità                                                                           







venerdì 14 giugno 2013

Testosterone Naturale: un alleato delle donne?





È possibile ritrovare la libido femminile e la forma fisica, il tono della pelle e l’umore  aumentando il testosterone naturale?
Con l’età ho cominciato a prendere peso e a smaltirlo con meno facilità. Mi sono messa a cercare le cause, che naturalmente, nelle donne che si nutrono bene, sono ormonali. Leggi qua e leggi là, mi hanno incuriosito articoli che parlano della produzione, in minima parte, di testosterone anche nelle donne, ormone maschile che diminuisce disastrosamente dopo la menopausa, ma può essere carente anche fisiologicamente in giovane età. Questo ormone aiuta a creare e mantenere il tono muscolare, a bruciare i grassi e a migliorare la memoria e l’umore. Ha effetti anche sulla libido femminile, e naturalmente maschile.
Essendo donna, ho quindi provato a cercare come incrementare in modo naturale e sano senza pasticche o creme la produzione di questo ormone spesso dormiente dopo i 40 anni.
Questi consigli valgono per uomini e donne e vanno seguiti sempre sotto il controllo medico.
1. Cominciamo dalla cosa più importante: l'alimentazione. Bisogna mangiare cibi ad alto contenuto di zinco, questo minerale serve all'organismo per trasformare gli estrogeni in testosterone. Lo zinco impedisce altresì che il testosterone a sua volta si converta in estrogeni. Lo zinco è contenuto in alimenti come formaggio, yogurt, fagioli, ostriche, manzo, maiale, tacchino, fegato di pollo, semi di zucca, e in quantità inferiori in germe di grano, lenticchie, mandorle e semi di girasole.
Oltre allo zinco, anche i cibi ricchi di vitamina B, come avocado e banane, contribuiscono ad aumentare e regolare la produzione di testosterone. Altri alimenti importanti sono quelli ad alto apporto di acidi grassi omega quali salmone, arachidi e olio d'oliva. Questi cibi contengono oli necessari per fornire al corpo i grassi utili a creare testosterone.
Evitare il consumo eccessivo di proteine, infatti un sovraccarico di proteine ​​può ridurre la quantità di testosterone.
2. Cominciare un buon programma di allenamento. Fare palestra aumenta la produzione di testosterone purché non si esageri.  I muscoli si devono non stressare. Per esempio si può fare pesi, o attrezzi e anche saltare con la corda, step-up, saltelli stile boxer, leggero jogging in palestra, ecc. L'importante è mantenere la frequenza cardiaca.
3. Per quanto riguarda gli esercizi cardio, è possibile alternare diverse fasi. Per esempio, durante la corsa, prevedere dei momenti di sprint seguiti da camminate. Questo allenamento contribuirà ad aumentare il rilascio di testosterone. Ovviamente, col tempo si può raddoppiare la fase di scatto, e aggiungere percorsi in salita e in discesa. Anche per gli esercizi cardio, come per i pesi, non bisogna esagerare facendoli tutti i giorni. È consigliato alternare i due tipi di allenamento.
4. Dormire abbastanza. La mancanza di sonno è probabilmente una delle principali cause dell'abbassamento di testosterone. Se non si dorme a sufficienza, ci si priva di un adeguato recupero, necessario, dormire 7-8 ore a notte aiuta ad accrescere il testosterone. Di contro, la mancanza di sonno e il troppo stress aumentano i livelli di cortisolo, che inibiscono la produzione di testosterone
5. Esistono anche delle erbe che favoriscono il rilascio di testosterone: epimedium (da molti considerato un viagra naturale), ginseng, salsapariglia, e tribulus terrestris. In particolare, il tribulus terrestris viene utilizzato da secoli in Cina e in India per curare l'infertilità, la disfunzione erettile e la libido bassa, stimolando proprio gli ormoni naturali come il testosterone.
6. Due aminoacidi sono particolarmente legati alla produzione di ormoni naturali: la lisina e l'arginina. La lisina è un amminoacido essenziale, il che significa che non viene prodotto nell'organismo, ma può essere ottenuto attraverso il consumo di alimenti quali lenticchie, quinoa, fagioli, spinaci, soia, parmigiano, carne rossa, uova e baccalà. Mentre la produzione naturale di arginina nel corpo può essere aiutata con una buona dieta che prevede il consumo di avena, noci, semi, germe di grano, prodotti caseari, pollame, carne bovina, e frutti di mare.
7. Ridurre o eliminare la quantità di alcol. L'alcol influisce negativamente sul sistema endocrino e ostacola la produzione di testosterone nei testicoli. Oltre a ciò, bere più di due drink al giorno riduce i livelli di zinco nel corpo e inibisce la rimozione di estrogeni in eccesso dal flusso sanguigno.
8. Si consiglia inoltre di prendere abbastanza sole. Si sa che la presenza di vitamina D aumenta grazie alla luce del sole, e ciò aiuta anche ad accrescere i livelli ormonali nell'uomo.


Fonte: http://www.beautyerelax.com/sport/160-aumentare-naturalmente-i-livelli-di-

testosterone.html#ixzz2QzTBMOCP

mercoledì 12 giugno 2013

Il romanzo Hot / Commedia rosa: Il ragazzo alla pari, Federica Gnomo Twins, Gremese Editore maggio 2013, recensione di Armando Maschini, scrittore.

IL RAGAZZO ALLA PARI
Romanzo Hot, Romantico, Ironico
Federica Gnomo Twins
Gremese Editore maggio 2013

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Una piacevole lettura, un romanzo che scivola via perché Federica Gnomo Twins ama scrivere con semplicità, chiarezza e un sano divertimento interiore, che conquista il lettore.
La storia è importante, racconta di un amore deluso, ferito, ingannato in un momento molto delicato nella vita di una donna: la maternità.
Infatti, Federica è madre di due splendidi gemelli e con essi si ritrova a vivere gli inevitabili momenti di sconforto e preoccupazione.
Quando incontra per motivi di lavoro, il giovane ragazzo che sarà per quindici giorni il baby sitter dei pargoli, scopre di sentirsi ancora una donna estremamente piacente ma sopratutto carnale. Bella la parte che descrive attraverso il dialogo personale fatto di domande e risposte, gli scontri emozionali che Federica comincia a vivere trovandosi a contatto con il giovane, aitante e solare ragazzo alla pari.
La storia prosegue fino a quando scoppia tra i due la passione, quella che stravolge l'anima ma sopratutto i sensi. Gli amplessi sono descritti in maniera esemplare, mai volgare, anzi.

Poi, il racconto prende un'altra direzione, diventando quasi un triller e ciò accade nel momento in cui il ragazzo oramai amato, rivela di avere un fratello gemello "ossessionante e forse mentalmente deviato" che si presenterà in casa dei due. 

Federica si ritrova a convivere con mille dubbi questa relazione, ma comunque certa che questo amore tra lei, donna avanti con gli anni e il giovane tutto muscoli ma sensibile " ragazzo alla pari" vada vissuto intensamente, relegando all'oblio la differenza d'età, e lo status sociale.
Infine l'epilogo ti coglie impreparato ... (mi scuso con Armando ma non vorrei svelare tutto il romanzo, e quindi ometto le belle considerazioni sulla parte del rapporto gemellare in questo caso a tratti morboso)
...

Un inno all'amore, che mai dovrebbe conoscere limiti d'età, sesso e stupidi pettegolezzi da ombrellone.
Grazie per la bella avventura che hai saputo regalarmi, leggendo il tuo " Il ragazzo alla pari."

Armando Maschini- 3 giugno 2013

lunedì 10 giugno 2013

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Raffaella Candoli, Un Nobel in famiglia, Historica 2011


Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Raffaella Candoli che nel maggio 2011 ha pubblicato per Historica “Un Nobel in famiglia”, inaugurando così, per tale casa editrice, la collana Favole.
  Il volume raccoglie tre racconti per bambini tra gli 8 i 12 anni ed è illustrato dalla pittrice Alessandra Placucci. Nobel è un cane di razza, un cocker spaniel nato in un allevamento prestigioso e perciò è un esemplare destinato ad una vita di concorsi e di rigide regole, ma incontrerà una famiglia che gli risparmierà tutto ciò, riservandogli un posto speciale in seno al nucleo familiare.
L’insolito protagonista del secondo racconto è una monetina da 20 centesimi, attraverso la quale il lettore ha una visuale non convenzionale del mondo. Il terzo scritto è l’esilarante avventura di un criceto vinto da una ragazzina a Luna park di una sagra di paese”.
       
La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
“Mi piace mangiare bene. Quanto al cucinare mi riescono bene i piatti che prediligo: tagliatelle al ragù, gnocchi al gorgonzola, risotto allo zafferano, passatelli in brodo, insomma meglio i primi piatti. Ma in casa mi ritengono una specialista delle patatine fritte, particolarmente dorate e croccanti”.
 Lo fa per dovere o per piacere?
“Cucino prevalentemente per dovere, avendo un marito e una figlia quindicenne che ogni giorno siedono a tavola a pranzo e cena, ma quando ho tempo da dedicare alla cucina non nego che sia anche un piacere”
” Invita amici o è più spesso invitato?
 “Ho spesso ospiti le compagne di scuola di mia figlia, anche senza preavviso. Se capitano amici o parenti propongo sempre che si fermino a mangiare da noi, ma recentemente mi capita più di essere invitata che di invitare
 Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
“Credo proprio di aver conquistato mio marito Paolo dimostrando una discreta dimestichezza ai fornelli, ma confesso di essere stata avvantaggiata dal fatto che lui non poteva fare il classico paragone con sua madre, ottima sarta, ma negata per la cucina, per cui ho avuto gioco facile”.
Vivrebbe con  una compagna o un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
“Il momento della convivialità a tavola è importante anche per una coppia e una famiglia, ma se quel che si mangia non è gradevole perde…sapore anche il gusto di stare insieme. Mio marito ed io abbiamo frequentato l’Università lontana da casa e quindi abbiamo imparato per necessità a far da mangiare, poi è diventato un piacere per entrambi”.
Quando ha scoperto questa sua passione?
“Fin da bambina osservavo la padronanza in cucina di mia madre e ho capito che quel ruolo e la capacità di cucinare sarebbero stati importanti anche se avessi deciso di non fare la casalinga, da grande”.
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
“Beh, il mio primo ricordo è legato ad un’innocente strategia della mia mamma per farmi mangiare le verdure che, notoriamente, non sono troppo gradite ai bambini. Avevo circa 5 anni e lei mi disse che se avessi consumato più spesso le carote mi sarebbero venuti gli occhi azzurri come quelli di mio padre, che adoravo. Ovvio che la bugìa a fin di bene prima o poi si sarebbe rivelata tale e che i miei occhi sarebbero rimasti di un banale castano-olio d’oliva”.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
“Potrei mangiare pizza napoletana e pomodori in gratin anche tutti i giorni, ma non parlatemi di fegato, cervella, lumache o rane”.
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
“Quello tra il verde e il giallo”

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
“Quando sono in fase creativa ho bisogno che al gusto si associ un profumo gradevole: quello della cioccolata in tazza ad esempio, o di un tè aromatico al bergamotto, o un infuso all’ibiscus, al mirtillo, alle bacche di rosa canina dal delizioso colore rosa intenso”.
Scrive mai in cucina?
 “Sì, scrivo in cucina quando ho un appunto immediato da prendere, la classica idea che potrebbe sfuggire, ma preferisco la comodità del mio studio”.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
“Scrivo di getto e, dunque, il computer è un ottimo alleato che consente correzioni immediate. Uso un computer fisso, al tavolo del mio studio che ha due porte finestra che danno sul balcone fiorito. Prediligo le ore della notte, quando in casa c’è silenzio e il ronfare del mio cocker, Nobel appunto, mi accompagna dandomi serenità e tranquillità”.

 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
“Quando sono presa da ciò che sto scrivendo ma lo stomaco brontola faccio comunque una pausa veloce e mi cucino un sandwich, o un panino caldo, qualcosa di più di un toast, con mozzarella filante, maionese, funghi, prosciutto”.
 Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
“Amo i gusti decisi, sia dolci che salati”.
Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
“Da molti anni ospito in accoglienza temporanea una bambina bielorussa che da tre anni è diventata mia figlia a tutti gli effetti. Durante questi soggiorni a Cesena le veniva voglia di cibo di casa e così cimentavamo e lo facciamo tuttora  nella preparazione dei draniki, le frittelle di patate. Lei invece, quando tornava a Minsk e aveva nostalgia del cibo italiano, a casa della nonna tentava di preparare gli gnocchi, ma un giorno mi confessò che “patate no stanno bene taccate in aqua calda”.

Lei è uno scrittore per l’infanzia, quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce?
“Oltre a Giada ho un figliolone di 27 anni, Niko; se esco a cena con loro, faccio scegliere a loro il locale, ma quando esco con mio marito adoro le trattorie che hanno il buon sapore contadino, ma non disdegniamo anche il ristorante più elegante e ben arredato dove c’è silenzio per conversare e spazio tra i tavoli, dove il servizio è accurato e ti senti accudito ”.
Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
“Ultimamente, insieme ad un attore professionista ho proposto delle letture animate dei miei racconti cui ho abbinato una merenda con torte realizzate dalla cakes design “Alice e lo Stregatto”, che ha realizzato i miei personaggi in miniatura, in pasta di zucchero. Veri capolavori che fa male al cuore dover trafiggere con la lama del coltello, ma riscuotono grande successo tra i bambini e i loro genitori. Il senso della festa per me è rappresentato proprio da qualcosa di dolce, torta, semifreddo o il sempre gradito tiramisù”.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
“Mi pare che offrire un buffet sia elegante e gradevole, ma mi oriento per qualcosa di sobrio e veloce, anche se preferisco ci sia sempre sia dolce che salato. E’ quella l’occasione anche per scambiare qualche chiacchiera con gli intervenuti”.


In  “Un Nobel in famiglia” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
“Beh, in un passo del racconto di ‘Un Nobel in famiglia’ narro del desiderio di normalità di una coppia di cocker dell’allevamento delle Grandi Querce, della voglia di cibarsi di un bell’osso, un piatto di tagliatelle, un avanzo della cena, inviandoli ad un cane pulcioso, figlio di tante razze, di proprietà di un contadino. Non ho mai riservato però un racconto al cibo, anche se ricorre nei miei scritti”.
“Un Nobel in famiglia”a che ricetta lo legherebbe, e perché?
“Forse lo legherei ad una buona e genuina pasta e fagioli, simbolo di calore e semplicità domestica, da mettere in contrapposizione ad una cena vegetariana, triste e restrittiva come una dieta dimagrante”.

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
“Dato che ho citato in precedenza i draniki di patate procedo con la ricetta facile, facile.
DRANIKI di patate
 Grattugiare a mano alcune patate crude eliminando l’acqua che si deposita. Ogni 5 patate due cucchiai di farina, due uova , sale q.b.  e burro fuso fino a comporre un composto per frittelle da cuocere in abbondante olio d’oliva. Depositare su carta scottex per eliminare l’unto in eccesso. Servire calde accompagnate da smetana. Cos’è? Il segreto di tutto: panna acida tipico condimento russo che si può riprodurre con yogurt bianco, panna liquida e gocce di limone”.

Quale complimento le piace di più come cuoco?
“Semplice, ma gustoso”.
E come scrittore?
“Idem, come sopra”.

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
“Un racconto è come la preparazione di un pranzo: deve avere un buon preludio (antipasto) che dispone al primo piatto senza saziare, lasciando spazio al secondo che non può non essere accompagnato da un gradevole contorno. Il tutto si deve concludere con una dolce sorpresa finale che lascia un buon ricordo”.
Grazie per la sua disponibilità
“Grazie a lei”.                                                                            









lunedì 3 giugno 2013

IN CUCINA CON LO SCRITTORE Federica Gnomo Twins (me), Il ragazzo alla pari, Gremese Editore, maggio 2013


Interviste culinarie di Federica Gnomo Twins




Oggi, in occasione dell’uscita del mio romanzo, Il ragazzo alla pari, edito da Gremese, collana Ombrerosa, vi parlo del mio rapporto cucina, cibo, libro, dopo aver passato in rassegna decine di autori e titoli per questa rubrica.
       “Il ragazzo alla pari”, scritto nel 2010 e ritenuto allora un po' troppo hot per essere una commedia rosa, esce a fine maggio 2013, dopo il clamore suscitato dai romanzi porno, e in contemporanea ad un film che affronta lo stesso argomento, “Vent’anni di meno”, film francese, di David Moreau. Come avrete capito parliamo del  rapporto d’amore tra due persone con una forte differenza d’età. Quello che in una coppia sembra essere la regola (uomo maggiore anche di molto rispetto alla donna)  quando i due soggetti si invertono scatena sempre delle polemiche. Partendo da questo dato, il romanzo di sviluppa tra le paranoie autoironiche della protagonista, il desiderio travolgente che aleggia sempre nell’aria  e molti intoppi. Il ragazzo alla pari è un romanzo leggero, un po’ piccante, che vorrebbe far  riflettere tra le righe su una coppia anomala, anzi, come scoprirete leggendo, su due coppie anomale( quella tra la protagonista e il giovane, e quella di lui con suo fratello al limite dell'indecenza) cercando solo, come auspica il titolo, un parità e dignità di ogni forma d’amore.

La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare?
Purtroppo sì, mi piace molto cucinare e mangiare, il che mi porta a ingrassare.
 Lo fa per dovere o per piacere?
Per  piacere. Non sempre però. Odio arrivare tardi la sera e dover mettere qualcosa in tavola per forza.
 Invita amici o è più spesso invitato?
Invito io, mi piace e non mi spaventa avere decine di ospiti a casa.
 Ha mai conquistato amici o un uomo cucinando?
Amici sì, marito no. Nel senso che a mio marito non interessa tanto che io cucini o meno. Questo è  pratico ma un po’ frustrante per una cuoca.
Vivrebbe con  un compagno che non sa mettere mani ai fornelli?
Sì. Finora non ho mai incontrato uomini cuochi.
Quando ha scoperto questa sua passione?
Da piccola, quando mia madre si assentava e ci lasciava con una  baby sitter incapace,  cucinavo per i miei fratelli in piedi sopra una sedia davanti ai fornelli. Loro mi passavano gli ingredienti per fare il sugo, e la pasta da buttare nell’acqua. Impastavo anche frittelle. Potevamo incendiare casa o ustionarci friggendole per merenda. Non è mai accaduto.

Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo?
Il primo in assoluto è la cucina di mia nonna dove stazionavo giorni a fare le bottiglie di pomodoro. Io giravo la manovella del passino. Ricordo pentoloni fumanti, e tutta quella passata rossa…Un odore dolciastro. Avrò avuto 5 anni.

Ha un piatto che ama e uno che detesta?
Amo tutto, sono brava a fare zuppe, torte salate, detesto le frattaglie, le lumache, le rane. Le prime per disgusto, le seconde e terze mi piacciono vive. Sono allergica al tartufo, anche l’odore mi fa star male. Quindi se mi invitate e lo sento, scappo.

Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano?
Non c’è. Vado ad odore.

Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere?
Caffè a iosa, cappuccini.
Scrive mai in cucina?
Mai
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Scrivo solo al mio pc, nel mio studio, la mattina presto verso le 6 fino alle 10. O la sera dopo le 18. Ho  picchi di concentrazione. Devo stare sola. Odio essere interrotta.

 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
Talvolta pizza, ma raramente. Tanto all’ora di pranzo sono stanca e non scrivo, e la sera se scrivo non ceno.
Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Dolce, se ho usato tanto il cervello mi basta un cappuccino e un dolcetto per tornare in forma.

Ha un aneddoto legato al cibo da raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta? Veramente non è tanto carina: da piccola, non mangiavo volentieri e masticavo il cibo per ore, poi lo nascondevo sotto le sedie, o il piatto, i cuscini del divano. Spargevo casa di bocconi che poi ritrovavano mummificati nei posti più impensati.
Lei è uno scrittore di  romanzi rosa quando esce a cena con i suoi figli, o amici  che tipo di locale preferisce? E quando esce con suo marito?
Quando esco, vado spesso in pizzeria con mia figlia, e in trattorie tipiche con gli amici. Mi piace scoprire posti nuovi.

Oppure per festeggiare una pubblicazione?  Cosa tende a ordinare in un locale?
Le pubblicazioni le festeggio in casa mia con tanti amici. Cucino di tutto e apparecchio fantasiosamente, mi diverto a fare feste a tema.

Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti?
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Non ho mai fatto presentazioni per me ma ho organizzato per mia figlia scrittrice y/a per Mondadori. Buffet semplice: prosecco italiano, mandorle salate fatte in casa,  rustici. Dolcetti piccoli monoporzione.

Ha mai usato il cibo in qualche storia?
Sì, anche per far ridere un po’ o creare situazioni sexy.
Ad esempio in  “Il ragazzo alla pari”ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Il cibo è mai protagonista?
In ragazzo alla pari in cibo non è protagonista, ma ci sono moltissimi passi in cui è il quadro di una situazione esilarante o coprotagonista di scene erotiche.
“Il ragazzo alla pari”a che ricetta lo legherebbe, e perché?
Il classico Tiramisù, ma fatto con savoiardi sardi, e scoprirete il perché leggendolo…

Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio?
CROSTINI salsiccia e stracchino, salvia.
Adatti a un aperitivo veloce
Ingredienti:
Pane a fette anche tipo frusta.
Due salsicce fresche,
una confezione di stracchino da 250 grammi
foglie di salvia fresca.
Preparazione:
Mescolare insieme la salsiccia e lo stracchino, spezzettare le foglie di salvia e unirle all’impasto. Spalmare abbondantemente ( tipo un cm)  su fette di pane e ungere un po’ la teglia, disporre le fette con l’impasto e passare 15 minuti in forno caldo a 180 gradi. La salciccia deve cuocere e condire.  Il pane abbrustolire.

Quale complimento le piace di più come cuoco?
Mai mangiato così bene!
E come scrittore?
Mi sono proprio divertito a leggere il tuo romanzo, ne hai pronto un altro?

Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
Dormo. Sogno, ma poi che dormo a fare, tanto vivo sognando.












domenica 2 giugno 2013

RECENSIONE di Amneris De Cesare a "Il ragazzo alla pari" di Federica Gnomo Twins/ Gremese Editore, maggio 2013

Sono veramente lusingata che una scrittrice come Amneris di cui ho apprezzato La  zannuta, abbia letto il mio romanzo ironico hot e lo consigli :)
Recensione di Amneris De CesareIl ragazzo alla pari. 
Questa che si prospetta sarà un’estate “fredda e piovosa”, almeno per quello che riguarda la meteorologia internazionale. Un’estate senza l’estate, hanno previsto i meteorologi francesi e cosa c’è di meglio, in una stagione dove normalmente legge anche chi non apre mai un libro durante l’anno, se non letture “romantiche” e “hot” per scaldarsi dal freddo di una stagione anomala? Infatti, il mercato letterario italiano sta già apparecchiando una tavola imbandita di romanzi erotici da far impallidire i protagonisti dell’ormai tramontato best seller sado-maso dell’estate passata, Le cinquanta sfumature di grigio/rosso/nero di L. James. Tutta roba molto hard e assai spinta, che dovrebbe in qualche modo cavalcare l’onda positiva da un punto di vista puramente economico, delle vendite dell’anno passato.
Ma se siete desiderosi di leggere qualcosa di veramente ben scritto, divertente, commovente, e allo stesso tempo capace di far riflettere su certi aspetti/momenti della vita di una donna, consigliamo di leggere questo (purtroppo) breve romanzo “Il ragazzo alla pari”, scritto da Federica Gnomo Twins, edito da Gremese.
...
La storia di una quarantenne, madre di due gemelli, tradita dal marito che l’ha lasciata per una ragazza più giovane, che decide di trascorrere qualche giorno di vacanza al mare in Sardegna. Ad accompagnarla e aiutarla nell’accudire i due bimbi ancora piccolissimi, un ragazzo di 24 anni dal fascino misterioso, dal passato sconosciuto e soprattutto dalla bellezza statuaria. Quella che potrebbe sembrare una storia banale e facile, si trasforma invece in un intreccio di pensieri, azioni, colpi di scena intriganti, il tutto condito da uno scrivere sapiente e arguto da parte dell’autrice. Niente di scontato, di banale o di troppo facile in questo libro. Ci sono anche le scene d’amore calde, descritte con sincerità e senza ipocrisia: Federica Gnomo chiama le cose con il proprio nome, non infiocchetta con giri di parole e figure retoriche le situazioni più intime, ma lo fa con delicata eleganza dando a ogni passaggio d’amore un tocco di passionalità mai volgare o dissoluta. E un finale a sorpresa che spiazza e che assolutamente non ti aspetti.
Consigliato quindi per trascorrere le prossime serate estive “uggiose” e “umide” davanti a un caminetto acceso, sognando il caldo torrido delle estati tradizionali passate.
Il ragazzo alla pari
Federica Gnomo Twins
€ 9,90
ISBN9788864421667
CaratteristicheVolume in brossura
Formatocm 14×20
Pagine154
Anno2013